Una lapide del 1846 riutilizzata come davanzale di finestra
di Carmelo Antinoro
Il centro storico è stato da sempre uno scrigno di arte, storia e
memoria. Ne è esempio questa lapide tombale rinvenuta dall’arch. Michele
Vitello durante un intervento in una delle tante modeste dimore del
centro storico di Favara. Ma vediamo di capirne di più. La lapide reca
incisa la seguente iscrizione:
Paulus Cafisi flos mihi datus XIII februarii MDCCCXLIV
Die XX decembris MDCCCXLVI a morte ablatus hic quiescit
Ioseph Cafisi pater posuit et cum lacrimis

Trattasi
di un bambino nato il 13 febbraio 1844 e morto il 20 dicembre 1846 il
cui nome di battesimo fu Francesco Paolo, ma per la famiglia
semplicemente Paolo. Quarto ed ultimogenito di Giuseppe Cafisi (v. foto
- di Stefano e Giuseppa Lombardo) e Teresa La Lomia (del barone Agostino
e Rosalia Li Chiavi) di Canicattì.
La famiglia, tra le più facoltose di Favara, dimorava nel palazzo in
fondo alla piazza Cavour, accanto all’attuale biblioteca A. Mendola,
addossato all’antica cinta fortificata del castello, ad est dello slargo
che immette in via Arco Cafisi. Giuseppe, detto Marchese vecchio
fu deputato al parlamento nazionale e sindaco di Favara dal 1846 al 1850
e nel 1874. Teresa La Lomia sposò Giuseppe Cafisi nel 1841, ma era
rimasta vedova nel 1837 da Antonio Licata (di Biagio e Maria Cafisi) che
aveva sposato nel 1831, da cui aveva avuto cinque figli, fra cui il
primogenito Biagio principe di Baucina e senatore del Regno.
Ritornando
a Paolo, questo nome il padre non lo scelse a caso, ma in memoria dello
zio avvocato Paolo Cafisi (n. 1776 – m. 1840). Siamo nel periodo del
Regno delle due Sicilie, il cimitero a Favara ancora non esisteva (Piana
Traversa risale al 1877) e com’era consuetudine, i morti venivano
seppelliti sotto le chiese, dove poche famiglie facoltose possedevano
una tomba, mentre la quasi totalità dei defunti veniva gettata
all’interno di cripte senza una lapide, senza una iscrizione che li
ricordasse.
L’infante Paolo Cafisi venne sepolto all’interno della chiesa di S.
Maria ad Nives e S. Vito e per ricordare il triste evento il padre
Giuseppe all’interno del sacro edificio fece collocare la detta lapide.
Sicuramente in occasione di qualche lavoro eseguito nella chiesa, in
epoca imprecisata, il prete pensò di disfarsi di questa lapide che poi
venne riutilizzata come elemento di spoglio, per davanzale di finestra.

Lapide di Giuseppe Cafisi di Stefano
|